Majara, nel nuovo album di Pippi Dimonte incontro e contaminazione di culture

Musica classica contemporanea, speziata con ritmi e suoni mediterranei ma dal retrogusto jazz. Questi gli ingredienti di Majara, il quarto Cd del contrabbassista Pippi Dimonte.  Musica colta, elaborata, per palati fini, un ulteriore passo avanti verso quella maturità artistica che il compositore lucano dimostra di acquisire album dopo album.

Un viaggio lungo le sponde del Mediterraneo con sonorità ed echi provenienti dall’Andalusia, dai Balcani, dall’Armenia, dalla Turchia, dalla Grecia, dal Sahara dei tuareg.  Ipnotici suoni arabi e sciamanici ritmi persiani che lentamente fluiscono in un raffinato jazz di matrice nord europea ma dai timbri rigorosamente acustici. Tutte composizioni originali di Pippi Dimonte con il contrabbasso al centro della scena che dismette il ruolo di semplice accompagnamento per diventare strumento conduttore, con l’arco o col pizzicato,  di tutte le tracce dell’album.

 Brani come Camarda e Grancia sono composizioni ispirate alla sua terra: la Lucania di Carlo Levi e di Rocco Scotellaro. Fenestrelle, fortezza-prigione piemontese al confine con le Alpi francesi è lo struggente lamento dei Briganti lucani  lì incarcerati e lasciati morire di stenti, di fame e di freddo. Quasimodo è un omaggio al grande poeta siciliano padre dell’ermetismo la cui lirica ha sempre toccato le corde della sensibilità artistica di Pippi.  Arroz  sinuosa danza araba che si trasforma in un avvolgente flamenco andaluso.  L’elegante fraseggio di Agavè, l’inquietante Natiwa, la serenità di Taràssaco sono visioni oniriche e tappe di un viaggio immaginario fra  rotte mediterranee a bordo di velieri e traversate desertiche al seguito di carovane e cammelli. Notti di bivacco e di silenzio con i tuaregh  con lo sguardo verso il cielo a contemplare galassie infinite e scie di stelle cadenti.
In questo viaggio Pippi Dimonte e il suo contrabbasso sono ben accompagnati da tre valenti e sensibili musicisti: Francesco Paolino alla chitarra e mandola, Mario Brucato al clarinetto basso ed Emiliano Alessandrini al pandejro. Secondo quel che scrive in un saggio il musicologo e compositore americano Gunther Schuller (1925-2015) un ensemble così fa Chamber Jazz ossia Jazz da Camera, piccole orchestre che fondono musica classica e jazz con strumenti rigorosamente acustici.